2022-02-26

Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell'Azerbaigian in occasione del 30° anniversario del genocidio di Khojaly

Il 26 febbraio 2022 ricorre il 30° anniversario del genocidio di Khojaly, commesso dalle forze armate armene durante l'aggressione dell’Armenia contro l'Azerbaigian.
Uno dei crimini più gravi commessi contro la popolazione civile durante i decenni dell'aggressione armena contro l'Azerbaigian, e la pagina più tragica della prima guerra del Karabakh, è stata la distruzione della città di Khojaly e la commissione del genocidio contro i suoi abitanti. Prima del conflitto, Khojaly, situata nella regione del Karabakh dell'Azerbaigian, ospitava oltre 7.000 persone: uomini, donne, bambini, famiglie.
Dall'ottobre 1991 la città è stata totalmente circondata dalle forze armate armene. Durante la notte, tra il 25 e il 26 febbraio 1992, a seguito del massiccio bombardamento di artiglieria su Khojaly, le forze armate dell'Armenia, con l'aiuto dell'ex reggimento di guardie di fanteria n. 366 dell'URSS, in cui gli armeni costituivano la maggioranza, hanno preso con la forza il controllo di Khojaly. Gli invasori hanno raso al suolo la città e commesso un genocidio con particolare brutalità contro la sua pacifica popolazione.
Sono stati sgomberati con la forza 5379 abitanti della città. 613 persone, tra cui 63 bambini, 106 donne e 70 anziani, sono state brutalmente uccise. 1275 persone sono state fatte prigioniere, prese in ostaggio e torturate, 487 persone hanno subito vari gradi di lesioni corporali. Il destino di 150 persone, tra cui 68 donne e 26 bambini, rimane sconosciuto fino ad oggi. Queste azioni delle forze armate armene hanno distrutto le famiglie. 8 famiglie sono state completamente sterminate. 130 bambini hanno perso un genitore e 25 bambini hanno perso entrambi i genitori.
L'uccisione indiscriminata della popolazione civile a Khojaly deriva dalla politica dell'Armenia di odio etnico e discriminazione razziale contro gli azerbaigiani, adottata a livello statale. Ciò ha portato all'uccisione insensata di persone innocenti semplicemente a causa della loro appartenenza etnica. I crimini commessi a Khojaly erano parte integrante della politica di violenza sistematica dell'Armenia contro gli azerbaigiani.
Il massacro di Khojaly e altri crimini commessi dall'Armenia durante la sua aggressione contro la Repubblica dell'Azerbaigian, inclusi crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio, rappresentano gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale. Questi includono le violazioni della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, la Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, la Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale e altre convenzioni internazionali.
Attualmente, le legislature nazionali di 17 paesi, di 24 stati degli Stati Uniti, nonché l'Organizzazione per la cooperazione islamica e l'Organizzazione degli Stati Turchi, hanno adottato numerose risoluzioni e decisioni, che condannano il massacro della popolazione civile a Khojaly, valutandolo come un genocidio o un atto di crimine contro l'umanità.
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, nella sua decisione del 22 aprile del 2010 inerente ai crimini commessi a Khojaly, giunse a un’importante conclusione, valutando il comportamento degli gli autori delle atrocità commesse come "atti di particolare gravità, equiparabili a crimini di guerra o crimini contro l'umanità".
Secondo il diritto internazionale, gli stati hanno l'obbligo di indagare sui crimini come le atrocità commesse dalle forze armate armene a Khojaly e di condannare i responsabili. Tuttavia, ad oggi, nessuno dei responsabili dei crimini commessi a Khojaly è processato da parte dell'Armenia.
L'allora ministro della Difesa armeno ed ex presidente dell’Armenia Serzh Sargsyan, ammettendo la sua colpevolezza, ha dichiarato in un'intervista al giornalista britannico Thomas de Waal: “Prima di Khojaly, gli azerbaigiani pensavano che gli armeni fossero un popolo che non avrebbe potuto alzare le mani contro la popolazione civile. Noi abbiamo infranto questo stereotipo” (Thomas de Waal, Il Giardino Nero: Armenia e Azerbaigian attraverso la pace e la guerra. New York e Londra, New York University Press, 2003, p. 172).
La deliberata presa di mira della popolazione civile azerbaigiana è proseguita anche durante le operazioni militari condotte da parte dell'Armenia dal 27 settembre al 10 novembre 2020. L'Armenia, prendendo deliberatamente di mira la popolazione civile e le infrastrutture civili nelle città dell'Azerbaigian come Ganja, Barda e Tartar, situate ben lontano dalla linea del fronte, dove si sono svolte le operazioni militari, è ricorsa alle medesime tattiche terroristiche del 1992. Questa volta, l'Armenia, utilizzando più evoluti tipi di armi corazzate, dispositivi missilistici e munizioni a cassetta, ancora una volta ha illecitamente preso di mira e ucciso la pacifica popolazione azerbaigiana.
La Repubblica dell'Azerbaigian sostiene che le continue misure adottate a livello nazionale, nonché nel quadro del diritto internazionale esistente, serviranno a porre fine all'impunità e ad assicurare al tribunale della giustizia le persone che sono responsabili dei gravi crimini commessi durante l'aggressione dell'Armenia contro l'Azerbaigian.
Imprimiamo le vittime della tragedia di Khojaly nella nostra memoria nazionale e onoriamo la loro memoria. Riposino in pace.

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